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Il 17 dicembre 2010 il tunisino Mohamed Bouazizi si dà fuoco sulla pubblica piazza per protestare contro le condizioni economiche e sociali del suo paese. Il suo gesto scatena tutta una serie di proteste che nei primi mesi del 2011 si estenderanno a vari paesi del Nordafrica e del Medio Oriente, dal Marocco all'Arabia Saudita, in un movimento di rivolta contro le autorità noto come la "primavera araba". In Siria la repressione è particolarmente violenta. Il regime in carica, presieduto dal dittatore Bashar al-Assad, non vuole saperne di aprirsi alle richieste di democrazia, giustizia e libertà che si elevano dai giovani partecipanti alle manifestazioni organizzate a Damasco, Homs, Aleppo e nel resto del paese. Fin da subito fioccano gli arresti, le torture, le uccisioni. Joséphine, Youssef, Khalil, Rashid e altri sono un gruppo di giovani impegnati che portano avanti un messaggio di pace e democrazia e per questo vengono perseguitati. Personalmente, Youssef è innamorato a distanza, Joséphine sogna di diventare professoressa, Rashid studia per diventare medico: le loro storie private si intrecciano con il corso di una rivoluzione che ben presto degenera in guerra civile. La polizia di Assad ha potere di vita e di morte sulla gente, il suo esercito bombarda le zone ribelli facendo strage di civili, e la situazione si complica quando la rivolta viene cavalcata dagli integralisti islamici: stretti tra due forze estremiste e ben armate, i nostri giovani idealisti non hanno più storia. Crollato il sogno della democrazia e del pacifismo, i pochi che non sono stati arrestati o uccisi saranno costretti alla fuga e all'esilio. Un romanzo struggente e spontaneo che fa luce su uno degli episodi più contorti e incomprensibili dei nostri tempi, la guerra civile siriana, che nel 2020, anno in cui stiamo scrivendo, è ancora in corso.